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Andrea Gobetti
Torinese, classe 1952, nipote diretto di Piero Gobetti. Nel 1968 era un liceale del Gioberti. Vive da quasi trent’anni in una casa colonica sulle colline lucchesi. Si dedica alla speleologia e alla scrittura.
Figlio di ciritico cinematografico. Sedicenne a Maggio 68 aveva la tesserina press per il festival di Cannes e visse le contestazioni che ebbero luogo li.
Del sessantotto ricorda i suoi voti in condotta insufficienti, i professori violentemente buttati fuori dalle aule e le cattedre scaraventate dalla finestra.
“Se politicizzato vuol dire avere un partito non lo ero” dichiara: “ma aver l’idea che ci stavano reprimendo e non lo volevamo si, questo vuol dire esser politicizzato…” dice e aggiunge : ” a l’è tacà sec tot”, un modo piemontese per dire che c’è un momento in cui puoi anche rischiare il tuo destino per ottenere quello che vuoi.
“Non volevi più esser un servo, stavi imparando e non volevi le bastionate finché non avevi capito quel che dicevano loro. “
Conclude : “Il movimento del 68 è stato un cambio di un punto di vista. Un’interpretazione dolce della società e del privato, è stata una cosa meravigliosa in cui improvvisamente conosci due, tre, quattromila persone, improvvisamente vivi per mesi a casa dei tuoi amici e a casa tua piena di persone che son tuoi amici e compagni di lotta”
Casualmente scrittre di successo nel settore speleologia, che lui rietiene una delle cose piu rivoluzionarie che ci siano e continua a praticare.
Torinese, classe 1952, nipote diretto di Piero Gobetti. Nel 1968 era un liceale del Gioberti. Vive da quasi trent’anni in una casa colonica sulle colline lucchesi. Si dedica alla speleologia e alla scrittura.
Figlio di ciritico cinematografico. Sedicenne a Maggio 68 aveva la tesserina press per il festival di Cannes e visse le contestazioni che ebbero luogo li.
Del sessantotto ricorda i suoi voti in condotta insufficienti, i professori violentemente buttati fuori dalle aule e le cattedre scaraventate dalla finestra.
“Se politicizzato vuol dire avere un partito non lo ero” dichiara: “ma aver l’idea che ci stavano reprimendo e non lo volevamo si, questo vuol dire esser politicizzato…” dice e aggiunge : ” a l’è tacà sec tot”, un modo piemontese per dire che c’è un momento in cui puoi anche rischiare il tuo destino per ottenere quello che vuoi.
“Non volevi più esser un servo, stavi imparando e non volevi le bastionate finché non avevi capito quel che dicevano loro. “
Conclude : “Il movimento del 68 è stato un cambio di un punto di vista. Un’interpretazione dolce della società e del privato, è stata una cosa meravigliosa in cui improvvisamente conosci due, tre, quattromila persone, improvvisamente vivi per mesi a casa dei tuoi amici e a casa tua piena di persone che son tuoi amici e compagni di lotta”
Casualmente scrittre di successo nel settore speleologia, che lui rietiene una delle cose piu rivoluzionarie che ci siano e continua a praticare.
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- Federico Tovoli
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